Pictet Group
Una partnership nel segno del rispetto, dell’umiltà e della centralità del cliente
Sven Holstenson ricorda con estrema chiarezza le circostanze in cui ha conosciuto Jacques de Saussure. «Era il settembre del 20212», racconta. Entrato in azienda da poche settimane, si era visto affidare il compito di aiutare Jacques a preparare un incontro con il personale. «Fino ad allora avevo lavorato in una società di consulenza, quindi non ero esattamente abituato al rispetto e all’umiltà», dice Jacques sorridendo. «Sei arrivato in leggero ritardo e innanzitutto ti sei scusato. Due minuti. È questa la storia del mio percorso all’interno di Pictet, un percorso all’insegna del rispetto.»
Sette anni dopo Sven è stato nominato Head of Europe di Pictet Wealth Management, un incarico che consisteva nel supervisionare le sei filiali europee del Gruppo con 12 sedi e 250 collaboratori. Nel maggio del 2023 è diventato Managing Partner del Gruppo Pictet, ossia il 46° socio nominato dall’azienda. Eppure, questa straordinaria carriera in seno a Pictet sembra piuttosto breve rispetto ai quasi quarant’anni che Jacques de Saussure ha trascorso nella banca.
Jacques ha cominciato a lavorare per Pictet nel lontano 1980. Ricorda il suo ingresso in azienda e come a un certo punto sembrasse altamente improbabile. Sembra una storia fatta apposta per questo numero di Pictet Report dedicato alle imprese familiari, tramandata di generazione in generazione. Il padre di Jacques, Claude de Saussure, avrebbe voluto seguire le orme dei suoi antenati e diventare uno scienziato, ma alla fine, nel difficile contesto economico del secondo dopoguerra, ha deciso di andare a lavorare in banca. «È un atteggiamento ambivalente che ho preso da lui», ricorda Jacques. L’interesse che nutriva sin da giovane per le materie scientifiche l’ha spinto a studiare matematica applicata al Politecnico, ma il padre aveva individuato nel figlio quelle rare competenze necessarie per avere successo nel settore bancario e l’ha quindi fatto entrare in Pictet, dove lui ricopriva il ruolo di socio. «Ho iniziato come apprendista, il resto è storia», dice Jacques.
Jacques stesso è diventato Managing Partner nel 1987, Senior Partner nel 2010, per poi andare in pensione nel 2016 a 64 anni. Durante il periodo che ha trascorso in Pictet, l’azienda – per non parlare dell’intero settore finanziario – ha cambiato volto. «Negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta nel nostro settore era in atto la digitalizzazione», spiega Jacques per citare un esempio su tutti dell’entità del cambiamento. «Il passaggio dai processi interamente manuali, come la negoziazione di tutte le azioni, alla completa informatizzazione ha offerto alla banca l’occasione di realizzare economie di scala.» È entrato in Pictet in un momento caratterizzato da grandissime novità, ma anche da enormi possibilità e da una crescita potenzialmente fulminea.
Ma ciò che forse colpisce di più è quanto sia rimasto invariato da quando, oltre quarant’anni fa, Jacques ha cominciato a lavorare per Pictet. Il modello della banca, ad esempio, è sempre lo stesso: anzi, a dire il vero, da quando è stata fondata non è mai cambiato. «Siamo una vera e propria partnership», afferma Jacques, «il che fondamentalmente vuol dire che l’azienda è di proprietà di chi ci lavora.»
Questa forma ha consentito alla banca di rimanere indipendente per oltre due secoli. «L’indipendenza costituisce un enorme vantaggio perché permette di adottare una prospettiva di lungo respiro nella gestione», dice Jacques. Anche secondo Sven il nesso tra indipendenza e approccio a lungo termine riveste un ruolo essenziale. «Non dovendo sottostare alla pressione di azionisti esterni, siamo liberi di investire sul futuro», spiega. «Non ragioniamo in trimestri o in anni, ma in lustri: questa è l’ottica in cui di solito ci poniamo per elaborare la nostra strategia.»
Una prospettiva di lungo respiro lascia inoltre ai soci la libertà di non agire, un aspetto spesso trascurato. «Il CEO ha la facoltà di decidere, ma talvolta è costretto a farlo perché il cda gli mette fretta», dice Jacques. Una partnership è qualcosa di completamente diverso. «I soci hanno tutti lo stesso potere. Non si può costringerne uno ad accettare una decisione, quindi è un processo più lento perché bisogna raggiungere un consenso.» Talvolta ciò richiede discussioni fiume e dibattiti accesi ma, secondo Jacques, la decisione finale è sempre «molto migliore di quella iniziale da cui si era partiti». Una scelta ponderata ma giusta alla lunga si rivela invariabilmente molto più avveduta di una decisione affrettata.
Sven è inoltre convinto che il segreto di una partnership talmente solida da durare oltre due secoli vada ricercato nell’assoluta centralità del cliente. «Qualsiasi cosa facciamo il cliente deve venire prima di tutto; dopodiché vengono i colleghi, poi le comunità e solo dopo la partnership stessa», afferma Sven. «Oggi sono certo che un’azienda non possa sopravvivere due secoli se non decide di considerare prioritario l’interesse del cliente.»
Jacques sa che questo è vero non solo alla luce della sua esperienza, ma anche se ripensa a quello che gli piaceva di più del suo lavoro. «L’aspetto più affascinante era avere a che fare con i clienti», racconta a proposito dei suoi trentasei anni di carriera in Pictet, «perché abbiamo il privilegio di avere una clientela estremamente eterogenea che nella vita ha conseguito importanti traguardi.» È una relazione che ha anche una dimensione umana perché occuparsi del patrimonio di una persona significa accedere alla sua parte più intima, alla sua essenza.»
Per dare un’idea della profondità di questi rapporti umani Jacques rievoca un episodio accaduto quando lavorava in azienda. All’inizio degli anni Quaranta un cliente si era trasferito dalla Francia a Ginevra. «È stato cliente della banca per tantissimo tempo. All’approssimarsi del suo centesimo compleanno, il relationship manager gli ha chiesto in che modo Pictet potesse festeggiare una ricorrenza così speciale. Il cliente ha risposto: ‘Beh, quando si arriva alla mia età, gli amici sono tutti morti, quindi mi farebbe davvero piacere venire a pranzo in banca con mia figlia e mia nipote.’» Jacques, che era tra gli invitati, ricorda quello splendido festeggiamento e sostiene che per lui è stato un privilegio «essere presente e rendere omaggio a una fantastica relazione durata quasi settant’anni.»