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Il Gruppo Pictet presenta il suo primo studio sui megatrend: Megatrending - Opportunities Ahead study
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Pictet ha avviato un attento monitoraggio di 21 megatrend all’interno di diversi processi d’investimento. Questo studio, il primo di una serie, ne analizza tre – scarsità di risorse naturali, (de)globalizzazione ed economia dei servizi – individuandone le cause, la situazione attuale e le opportunità d’investimento.
Il progetto include, inoltre, una serie di interviste ad oltre 50 esperti, tra cui figurano investitori, accademici, scienziati, urbanisti, manager e imprenditori di una vasta gamma di aziende attive in settori come robotica, energia pulita, ospitalità, ingegneria e agricoltura.
Di seguito alcune delle principali evidenze.
Scarsità di risorse naturali
La continua crescita economica e demografica odierna non va di pari passo con la disponibilità di materie prime. Lo squilibrio tra domanda e offerta crea quindi situazioni di scarsità.
Ecco qualche esempio
Efficienza idrica: la qualità e la quantità delle risorse idriche diminuisce. In tutto il mondo l’acqua pro capite a disposizione è in calo. Inaspettatamente, dal 2000 ad oggi i brevetti per la riduzione delle perdite e la gestione delle risorse idriche sono quasi raddoppiati. L’investimento in aziende che hanno messo a punto tecnologie volta a prevenire la dispersione idrica, come ad esempio la statunitense Xylem, consente di acquisire un’esposizione a questo megatrend.
Infrastruttura intelligente: è ormai possibile catalogare tutti i materiali impiegati nella costruzione di un nuovo edificio e sapere, nel momento in cui verrà smantellato, l’esatta collocazione degli stessi, facilitando enormemente il riciclo e il potenziale recupero una volta demolito.
Uso efficiente delle risorse in agricoltura: nel 2050 la popolazione mondiale avrà raggiunto i 10 miliardi di persone. Si renderà quindi necessario un aumento del 70% della produzione alimentare rispetto al 2007. Grazie all’agricoltura di precisione è possibile utilizzare il suolo in maniera efficiente e ridurre al minimo gli sprechi. Fino al 30% dei generi alimentari non arriva neanche sulle nostre tavole. Saranno sempre più richieste soluzioni contro gli sprechi alimentari, ad esempio sensori comandati dall’intelligenza artificiale in grado di stabilire se un frutto o un ortaggio stia per deperire in modo da destinarlo ad altri scopi, come la produzione di salse o succhi.
Mentre l’allevamento di insetti permette di risolvere problemi quali lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, il disboscamento o l’uso di pesticidi. In natura gli insetti si nutrono di scarti, trasformando, ad esempio, la frutta marcia in terriccio. Attualmente la metà del pesce che finisce sulla nostra tavola viene allevato con sistemi di acquacoltura che consumano 8 milioni di tonnellate di farina di pesce l’anno. L’alternativa migliore è costituita dalla farina di insetti ricavata dai sottoprodotti dell’industria alimentare. L’azienda francese InnovaFeed è specializzata in tecnologie per l’allevamento e la trasformazione degli insetti.
Legname: la silvicoltura sostenibile può sostituire i materiali a base di combustibili fossili. Perché? È possibile ricavare anche dagli alberi molti dei prodotti ottenuti dal petrolio. È il caso di UPM-Kymmene, l’azienda finlandese che sta creando una bioraffineria in Germania.
Visione artificiale: i ritmi di produzione sono diventata talmente rapida che il classico controllo di qualità non riesce a stare al passo. Una fabbrica rischia di produrre per ore tessuti difettati prima di individuare il problema. I sistemi di visione artificiale sono in grado di rilevarlo in un minuto, evitando enormi sprechi.
(De)globalizzazione
La (de)globalizzazione è dovuta a due fattori. Innanzitutto, al rallentamento degli scambi commerciali e, in secondo luogo, al fatto che gli interessi della Cina e dei suoi alleati non coincidono più esattamente con quelli di Stati Uniti, Europa e rispettivi blocchi.
Le aziende sanno bene quanto sia oggi rischioso fare affidamento per le forniture su Paesi con cui non si è più in buoni rapporti.
Tuttavia, non si tratta di una semplice inversione di tendenza; il commercio internazionale (dato dalla somma di import ed export in percentuale del PIL) ha raggiunto il suo punto di massimo nel 2008 e da allora registra un calo costante.
Di seguito qualche esempio:
Preferenza per il Sud-Est asiatico: è in atto uno spostamento dalla Cina al Sud-Est asiatico. Alcune aziende USA non hanno rimpatriato del tutto la produzione, ma hanno preferito limitarsi a lasciare la Cina. Un valido esempio è offerto da Apple che ha trasferito in Vietnam la produzione dell’iPad.
Cyber Defence: le aziende attive nel settore della difesa trarranno vantaggio dalle persistenti tensioni geopolitiche con Russia e Cina. A causa della guerra in Ucraina la loro attività è diventata frenetica, e, soprattutto le agenzie di difesa operanti nel comparto della cybersicurezza, punteranno sempre più sulla ricerca man mano che la guerra cibernetica prenderà piede.L’investimento nelle start-up israeliane consente di acquisire un’esposizione a questo settore visto il pool di professionisti specializzati che vanta il Paese.
Digitalizzazione di nicchia: in Indonesia 90 milioni di persone non si avvalgono ancora dei servizi bancari, ma il 74% dispone di un collegamento Internet sullo smartphone. In questo caso, le aziende con un’esposizione al mobile banking, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, offrono un’interessantissima opportunità d’investimento. Stesso dicasi per le start-up dell’universo della finanza decentralizzata.
Reshoring produttivo e automazione: riportare la produzione nel paese in cui l’azienda ha sede è costoso, ma la soluzione è l’automazione. Le aziende manifatturiere svizzere sono state le prime ad automatizzare il più possibile i processi per contrastare l’alto costo del lavoro (persino per l’Europa). Saranno sempre più richiesti sistemi come i ‘co-bot’ in cui i robot collaborano con gli esseri umani.
Economia dei servizi
L’economia dei servizi – che rappresenta la percentuale di ricchezza generata a livello mondiale dal settore terziario rispetto all’attività industriale o agricola – è destinata a decollare, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Questo fenomeno è oggi già una realtà. Nei Paesi a medio reddito i lavoratori del settore sono passati dal 35% del 1991 al 52% del 2019, registrando un aumento del 50%, contro un incremento dal 64% al 74% di quelli ad alto reddito nello stesso periodo.
Se i Paesi in via di sviluppo riusciranno ad entrare nell’economia dei servizi e a connettersi con quella globale (si pensi all’India come destinazione dell’outsourcing del comparto informatico) potrebbero saltare quello stadio di industrializzazione che comporta notevoli esigenze in termini di capitali e risorse.